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SCIABOLA  ETIOPE (o ABISSINA)

a cura del 1° Cap. Vet. (c.a.) Dr. Carlo Alberto ALBERTI

Arma di provenienza etiopica (anche se di fabbricazione tedesca), databile approssimativamente ai primi anni del 1900. Si tratta di una sciabola a quei tempi elegante e costosa, destinata certamente ad un reparto di elite, probabilmente la guardia imperiale etiopica. Probabilmente giunta in Italia in seguito alla guerra italo-etiopica, 1935-36.

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La sciabola è lunga in totale 93 cm (lama 82 cm, fornimento 11 cm). La lama è curva, larga 33 mm al tallone, sgusciata da entrambi i lati. Presenta un ramo di guardia unico, “a staffa”, in ferro: questo ha un tratto basale orizzontale piatto che termina posteriormente con un riccio rotondeggiante e schiacciato, mente anteriormente continua ad angolo retto con una unica elsa, che forma nella parte superiore un’ansa abbastanza accentuata prima di inserirsi sotto la cappetta. La cappetta è lunga (arriva fino alla base dell’impugnatura), liscia, arrotondata sia posteriormente (dietro all’impugnatura) che superiormente, dove è evidente la ribattitura del codolo. Non è presente alcuno spacco per la dragona.  Sono presenti due alette ferma-fodero rotondeggianti, recanti una un “leone di Giuda” (*) e l’altra la scritta “GG” in caratteri latini. L’impugnatura è in legno naturale, con trecciola in ottone, che alterna fili lisci a fili intrecciati. Priva di fodero.

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La lama è decorata ad acido con motivi ornamentali di tradizione europea (racemi, trofei, fiorami…), ma presenta, nella parte centrale di entrambi i lati, elementi tipicamente etiopici: da un lato, San Giorgio che uccide il drago, affiancato appunto dalla scritta “kedus giorgis”, in caratteri amarici (**); dall’altro lato, un ulteriore “leone di Giuda” (*) affiancato al nome “Menelik” sempre in amarico. Ci si riferisce qui certamente a Menelik II, Negus dal 1889 al 1913, tristemente noto agli Italiani, che durante il suo regno subirono due cocenti sconfitte militari: la battaglia dell’Amba Alagi (1895) e la battaglia di Adua (1896).

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Alla fine del XIX secolo, l’Etiopia si approvvigionava di lame di questo tipo in Europa, dapprima in Inghilterra e Francia e poi, all’inizio del XX secolo, in Germania. Nel nostro caso, si tratta certamente di una lama tedesca: ne danno testimonianza sia la scritta GG presente sulla aletta ferma-fodero ed incisa anche sul tallone della lama (una sorta di sigillo di provenienza, analogo all’odierno “made in Germany”), sia un termometro stilizzato presente sul tallone della lama, marchio di fabbrica della ditta FW Holler, importante produttore tedesco, con sede a Solingen. Siamo quindi di fronte ad una arma tedesca, già perfettamente adattata alle esigenze dei compratori e realizzata ad hoc … per il mercato africano, diremmo oggi. Le sciabole venivano di solito fornite nude, perché i foderi europei non incontravano il gusto dei committenti, che preferivano foderi, di solito in cuoio, realizzati in loco secondo fogge tradizionali.

NOTE:

(*) Il leone di Giuda, simbolo della omonima tribù ebraica, è radicato nella tradizione etiopica fin dal V secolo d. C. : è stato usato in Etiopia fino al 1974 (deposizione dell’ultimo imperatore Hailè Selassiè) per rivendicare la discendenza diretta della dinastia imperiale dal  Re Salomone, figlio di Re Davide e dunque membro della tribù di Giuda ed antenato di Gesù.

(**) L'amarico è la lingua ufficiale dell’Etiopia, anche se nella regione sono presenti numerose etnie e di conseguenza le lingue parlate sono molte (più di ottanta). È una lingua di origine semitica e presenta affinità con l’aramaico, l’ebraico, l’arabo.

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