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LA CAVALLERIA

L'Arma di Cavalleria si è sempre distinta quale elemento caratterizzato da mobilità, potenza di fuoco e protezione. La combinazione di uomo, arco-freccia e cavallo è una delle armi più efficaci utilizzata fin dall'antichità.
Nel periodo tra le due guerre mondiali, lo sviluppo della motorizzazione ha sostituito il cavallo quale “motore” della società. Parimenti, la cavalleria è diventata sempre più ricca di tecnologia, smontando da cavallo e rimontando sui cavalli vapore dei mezzi blindati e corazzati che, ancora oggi, vengono valutati per mobilità, potenza di fuoco e protezione.
Oltre che alle classiche manovre di aggiramento di massa - dalla manovra della cavalleria numida che intrappolò i romani alla battaglia di Canne alle grandi cariche della cavalleria napoleonica - la cavalleria è stata sempre uno strumento operativo idoneo a vigilare su ampi spazi con pochi uomini, a percorrere grandi distanze ed a riportare informazioni ai comandanti. Anche in questo ambito, il progresso tecnologico ha dato ai cavalieri moderni nuove possibilità, dal collegamento con i satelliti ai più sofisticati mezzi di vigilanza del campo di battaglia e di trasmissione delle informazioni.
La cavalleria poggia le fondamenta sul retaggio lasciato durante l’epoca medievale in cui si sviluppò il codice cavalleresco, costituito da valori e norme di comportamento - come la virtù, la difesa dei deboli e dei bisognosi, la verità, la lotta contro coloro che venivano giudicati malvagi e gli oppressori, l'onore, il coraggio, la lealtà, la fedeltà, la clemenza e il rispetto - che ancora oggi contraddistingue il concetto di "cavaliere" nell'immaginario collettivo.
La Cavalleria è un'Arma ricca di qualità umane e di tecnologia, capace sia di operare in piccoli nuclei
per l'esplorazione e la ricerca di informazioni sia con la massa e la potenza dei carri da battaglia, in grado di iniziare e concludere il combattimento. Da sempre proiettata al futuro
                                                                                               
          "Con impeto e ferro cuore oltre l’ostacolo".
(FONTE: Arma di Cavalleria - Esercito Italiano (difesa.it))

PER SAPERNE DI PIU'

VENITECI A TROVARE

LA CAVALLERIA DI LINEA

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I reggimenti della Cavalleria di Linea oggi presenti nell'Esercito Italiano sono otto.
Essi compongono l'ossatura della Brigata di cavalleria e sono inoltre inseriti nell'organico di quasi tutte le Brigate operative.
La loro struttura è uguale indipendentemente dalla Brigata in cui sono inseriti. Ciascun reggimento allinea il Comando ed uno Squadrone Comando e Supporto. Dal Comando Reggimento dipende un Gruppo Squadroni su quattro Squadroni Blindati con Blindo "Centauro", "Puma" a quattro ruote, e VTLM "Lince".
Attualmente i reggimenti sono 8 ed i loro Stendardi sono decorati di 5 Medaglie d'Oro, 9 Medaglie d'Argento, 16 Medaglie di Bronzo ed una Croce di Guerra al Valor Militare, di 1 Medaglia d'Argento e 4 di Bronzo al Valore dell'Esercito, 1 Croce di Bronzo al Merito dell'Esercito ed 1 d'Argento al Valor Civile.

PER SAPERNE DI PIU': Cavalleria di Linea - Esercito Italiano (difesa.it)

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VENITECI A TROVARE

CAVALLERIA CARRISTI

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VENITECI A TROVARE

Sul finire della guerra 1915-18 vede la luce una nuova Specialità della Fanteria, che si avvale dell'impiego di un nuovo mezzo da combattimento: il carro armato.

A partire dal 1° settembre 1918, con successive trasformazioni organiche dà origine, nel 1927, al Reggimento Carri Armati. Il 15 settembre 1936 sono in vita i primi quattro Reggimenti Fanteria Carrista (1°, 2° poi 32°, 3° e 4°), portati a cinque già nel 1937 ed a sei nel 1938.
Nel corso del secondo conflitto mondiale vengono formate sette divisioni corazzate nelle quali vengono inseriti i nove reggimenti di fanteria carrista, ma numerosi sono i battaglioni autonomi equipaggiati con carri leggeri e medi che operano inseriti nelle grandi unità celeri e motorizzate.
Nel dopoguerra la specialità vede ricostituite due grandi unità a livello divisione ("Ariete" e "Centauro"), nelle quali sono inquadrati i primi reggimenti carristi nuovamente formati assieme ai battaglioni inseriti nei reparti di fanteria corazzata.
Dal 1° giugno 1999, i carristi diventano una specialità dell'Arma di Cavalleria e le Bandiere dei reggimenti sono sostituite dagli Stendardi.
Attualmente i reggimenti sono 6 e le loro Bandiere sono decorate di 3 Medaglie d'Oro, 1 Medaglia d'Argento, 2 Medaglie di Bronzo al Valor Militare, di 1 Medaglia d'Argento e 2 di Bronzo al Valore dell'Esercito.

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Gen. B. Dardano FENULLI

Dardano Fenulli nasce a Reggio Emilia il 3 agosto del 1889. Si arruola volontario quale Allievo Sergente nel reggimento "Lancieri di Milano"; promosso al grado di Sergente Maggiore entra nell'Accademia Militare di Modena dove consegue il grado di Sottotenente di Cavalleria e riassegnato al "Milano". Nel 1913 viene inviato in Cirenaica e in Tripolitania, dove rimane fino all'anno successivo,  nel corso del quale indossa le fiamme dei Cavalleggeri di Lucca ed inviato,  in virtù della sua competenza in materia, negli Stati Uniti per provvedere all'acquisto di quadrupedi per l'esercito. Partecipa agli avvenimenti bellici della Prima Guerra Mondiale, operando su vari fronti. A conflitto concluso passa al Reggimento "Nizza Cavalleria", al cui servizio viene promosso Capitano, poi Maggiore. Con la promozione a Tenente Colonnello, nel 1934, viene assegnato al Reggimento "Lancieri di Novara". Dall'aprile del 1936 è in Africa Orientale, Capo della Intendenza di Euda Jesus, poi a quella di Asmara. Dall'ottobre del 1938 al gennaio del 1939 passa al comando di truppe coloniali operando contro le formazioni di ribelli e meritando il conferimento della Medaglia d'Argento al Valor Militare per la sua "magnifica tempra di soldato e combattente sagace ed ardito".

Rientrato in Italia assume il comando del Reggimento "Lancieri di Vittorio Emanuele II" con il grado di Colonnello. Nel 1942 il reggimento opera in Jugoslavia per diversi mesi. Promosso Generale di Brigata nell'aprile del 1943 passa al comando della V Brigata di Cavalleria Corazzata e Vice Comandante della Divisione "Ariete" al fianco del Generale Cadorna. L'8 settembre è a Roma e, alla guida di una colonna corazzata, partecipa alla difesa di Roma nei pressi di Ciampino. Passato alla clandestinità contribuisce alla creazione del Fronte militare clandestino formato da militari fedeli al Re, collaborando con i gruppi della Resistenza romana. Nel gennaio del 1944 è arrestato e rinchiuso nel carcere di via Tasso, interrogato e torturato da Kappler in  persona. Il 24 marzo è fucilato alle Fosse Ardeatine, ove tuttora riposa.

Motivazione Medaglia d'Oro al Valor Militare

Vice Comandante della Divisione "Ariete" prendeva parte ai combattimenti dei giorno 9 e 10 settembre guidando una colonna corazzata che si impegnava nei pressi di Ciampino e la cui ulteriore azione fu sospesa dal concluso armistizio. Dopo l'armistizio rimaneva a Roma per dedicarsi interamente all'organizzazione della lotta clandestina. A tale scopo prendeva contatti con numerosi esponenti politici e militari esponendosi senza riguardo. Animato da purissimi ideali e da una ardente volontà di lotta si prodigava in ogni modo per organizzare a Roma e nel Lazio bande armate per la lotta contro i nazifascisti. Individuato e arrestato e sottoposto a tortura, dava ai suoi compagni di prigionia esempio di fortezza d'animo. Nelle Fosse Ardeatine faceva olocausto della sua nobile esistenza. — Roma, settembre 1943-marzo 1944.

A Pinerolo la caserma "Principe Amedeo", ora sede del Museo della Cavalleria, venne ribattezzata nel 1961 con il nome del generale reggiano. A Reggio nell'Emilia, sua città natale, è stata intitolata alla sua memoria una strada, mentre sulla facciata del Palazzo del Comune è stata posta una lapide che ricorda il sacrificio del generale.

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Lapide Pinerolo

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PER SAPERNE DI PIU'

Lapide Reggio Emilia

Nel 2015 il testamento spirituale di Fenulli fu scelto come traccia del tema di ambito storico per la prova di italiano degli esami di stato di istruzione secondaria superiore.

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"Le nuove generazioni dovranno provare per l’Italia il sentimento che i nostri grandi del risorgimento avrebbero voluto rimanesse a noi ignoto nell’avvenire: «il sentimento dell’amore doloroso, appassionato e geloso con cui si ama una patria caduta e schiava, che oramai più non esiste fuorché nel culto segreto del cuore e in un’invincibile speranza». A questo ci ha portato la situazione presente della guerra disastrosa.
Si ridesta così il sogno avveratosi ed ora svanito: ci auguriamo di veder l’Italia potente senza minaccia, ricca senza corruttela, primeggiante, come già prima, nelle scienze e nelle arti, in ogni operosità civile, sicura e feconda di ogni bene nella sua vita nazionale rinnovellata. Iddio voglia che questo sogno si avveri."

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Col. Carlo GASTINELLI

Nasce il 9 novembre 1885 a Castel San Giovanni (PC) da Giovanni e dalla Contessa Maria Suzani di San Marzano. Nel 1903 entra nella Regia Scuola Militare di Modena e nel 1905 viene promosso Sottotenente nell'Arma di Cavalleria ed assegnato al Reggimento Lancieri di Aosta di stanza a Nola. In data 7 settembre 1908 è promosso al grado di Tenente. Il 27 ottobre 1909  sposa Elena Maria Benizzi di nobile famiglia reggiana. Durante la Prima Guerra Mondiale, è assegnato al Comando della 2° Divisione di Cavalleria e trasferito ai Cavalleggeri di Foggia con il grado di Capitano. A l termine del conflitto è assegnato alla Commissione incaricata di controllare l'esecuzione delle clausole dell'armistizio, per passare successivamente a disposizione di S.A.R. il Duca d'Aosta. Promosso Maggiore veste le fiamme del Reggimento Genova Cavalleria. Nel 1926 con il grado di Tenente Colonnello assume il comando del Gruppo Squadroni "SAVARI" dislocato in Cirenaica. Rientra in Patria del 1928 e assegnato alla 2° Divisione Celere.  Nel 1932, promosso Colonnello, assume il comando del Reggimento Cavalleggeri di Alessandria e, al termine del periodo di commando trasferito in Eritrea quale Comandante delle Truppe Celeri che operano nel bassopiano occidentale. Il 13 settembre del 1936, muore di tifo a Abed el Rafi. Il 7 settembre 1951, a seguito della richiesta della vedova, Elena Benizzi, la salma viene esumanata e traslata in Italia. Riposa dal 27 ottobre 1951 nel cimitero di Coviolo (RE)

Motivazione Medaglia d'Argento al Valor Militare

Ufficiale di Stato Maggiore, valente e magnifico comandante di reparto. Preposto al comando del raggruppamento celere composto di reparti coloniali di tutte le armi, di nuova formazione, seppe con sano intuito e capacità professionale, superando difficoltà non comuni, renderlo in breve tempo, atto ad operare. Condusse poi questi reparti, aggiunti a fanteria autoportata, all'occupazione del confine sudanese sino a Raad. Dimostrò di possedere in modo elevato doti di ottimo comandante, senso tattico ed elevato valore personale" - Africa Orientale, ottobre 1935 - maggio 1936

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