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SCIABOLE CAVALLERIA ITALIANA
MODELLO 1871 (Truppa)

a cura del 1° Cap. Vet. (c.a.) Dr. Carlo Alberto ALBERTI

Anche questa sciabola è molto rappresentata al nostro museo, un po’ come quella mod. 1873 da ufficiale.

La sciabola è passata alla storia come mod. 1871, ma in realtà il suo atto di nascita è del 30 ottobre 1872, con l’atto n.215 “Adozione di un nuovo modello di sciabola per la cavalleria”. Da allora, essa ha armato la truppa di cavalleria fino al secondo conflitto mondiale ed ai giorni nostri, nonostante il tentativo di introdurre nuovi modelli (in particolare il mod. 1900\1909), che hanno però riscosso scarso interesse e di fatto non sono mai stati accettati ed adottati. Anzi, questa arma è di fatto ancora in produzione ed è tutt’ora in uso, in versione cromata, ai (pochi) reparti montati di Cavalleria, Carabinieri e Polizia, per esigenze di rappresentanza.

La sciabola andava a sostituire il precedente mod. 1860, che si era dimostrato troppo pesante (e costoso) e non era più funzionale all’impiego tattico della cavalleria, sempre più “leggera”, ormai usata prevalentemente come arma esplorante e da ricognizione e necessitante perciò di armamento più snello.

Di seguito le principali caratteristiche dell’arma, lunga in totale 1060 mm.

LAMA: lunghezza 908 mm., leggermente ricurva, con dorso “a bacchetta” (un sottile cilindro che si restringe gradualmente verso la punta fino a scomparire per lasciare il posto ad un breve controfilo). La larghezza è relativamente scarsa: max. 280 mm. La punta è sull’asse mediano.

FODERO: in lamiera d’acciaio, con cresta battisasso di nuovo disegno asimmetrica nella parte inferiore: qui troviamo spesso la matricola dell’arma. La versione originale prevedeva una sola fascetta con una campanella per la sospensione della sciabola alla sella. Si trovano tuttavia versioni con due fascette e due campanelle, specie nell’ultima versione (cd. Mod. 1971/29).

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Il FORNIMENTO è così composto:

  • La GUARDIA è data da una lamiera d’acciaio con ampio spacco a goccia che definisce due larghe else, unite in alto ed inserite in ampia fessura sulla testa della cappetta. La coccia posteriormente termina con un ramo di parata ripiegato in basso, con avvallamento a “nicchia” per il pollice, mentre il lato destro, rinforzato da un bordo, porta uno spacco rettangolare per il passaggio della dragona.

  • La CAPPETTA è lunga, con dorso arrotondato nella parte superiore e piatto nella metà inferiore, entrambi zigrinati con funzione antiscivolo; la testa della cappetta è piatta, con bordo arrotondato e sormontato da bottone a mezza oliva.

  • L’ IMPUGNATURA è molto semplice: liscia, in legno di melo, con accentuata sagomatura superiore che le conferisce un profilo tipico, detto “a becco”.

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Alcuni esemplari presenti al museo sono bruniti. Tale accorgimento venne reso obbligatorio poco prima dello scoppio della Prima Guerra Mondiale per impedire che le armi luccicassero.

È presente al museo anche un paio di esemplari fuori ordinanza: lama e fodero da truppa, fornimento come da mod. 1873, da ufficiale. Tali esemplari, entrambi bruniti, sono probabilmente stati commissionati da sottufficiali, con prassi un po’ irregolare, ma abbastanza comune ai primi del ‘900 ed ampiamente tollerata nei reparti.​

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