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IL CAVALLO E L'UOMO

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Recentemente la disponibilità delle Sale Storiche di testi, immagini e video sull'equitazione si è arricchita con cinquanta numeri della rivista del "Cavallo Italiano" che abbracciano il periodo tra gli anni 1935 e 1945. Dedichiamo, quindi, questa pagina a trattare di vari argomenti dell'equitazione. La Pagina condurrà, mediante link, ai vari argomenti e articoli pubblicati sia dai soci della Sezione sia da chi ci chiederà di dare spazio a suoi scritti sull'equitazione. Il taglio non sarà prettamente tecnico, ma si dedicherà alla conservazione della memoria sul mondo dell'equitazione. Abbiamo intitolato questa pagina "Il cavallo e l'uomo" prendendo in prestito il titolo del libro di Luciano Lami, già Ufficiale di Complemento nei ranghi di Savoia Cavalleria (3°) durante il suo impiego in terra di Russia.

In questa pagina troverete una presentazione che evidenzia alcuni elementi del rapporto tra il cavallo e l'uomo dal suo addomesticamento alla codificazione del Metodo naturale di equitazione operata dal Capitano FEDERICO CAPRILLI alla fine dell'800. Di seguito, i link ai vari articoli ed argomenti che saranno pubblicati:

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Cominciamo questa brevissima «galoppata» circa la relazione tra uomo e cavallo cercando di capire quando le due specie si sono incontrate e dove; potremo rispondere alla domanda «quando l’uomo ha addomesticato il cavallo».

A sinistra vedete la linea evolutiva del cavallo, che inizia a popolare la terra circa 65 milioni di anni fa …. L’uomo, a destra, inizia a «farsi vedere» solo 2 milioni di anni fa.

Se notate i due grafici, del cavallo è messa in evidenza l’evoluzione della struttura degli arti mentre dell’uomo è messa in evidenza l’evoluzione del cervello … scavando in internet si ottiene sempre lo stesso abbinamento: arti per il cavallo – cervello per l’uomo. Non è casuale: del cavallo è preminente la FORZA MOTRICE, che è anche VELOCE, mentre per l’uomo è preminente la capacità intellettiva.

QUANDO SI INCONTRANO LE DUE SPECIE? L’uomo ha iniziato ad addomesticare i cavalli ben 5500 anni fa … in altre parole «ieri» in confronto ai milioni di anni che ha richiesto l’evoluzione delle due specie.

Per individuare DOVE cavallo ed uomo iniziano la loro «collaborazione» bisogna seguire un processo un po’ più complicato perché dobbiamo vedere come le due specie hanno «colonizzato» il mondo.

In alto a sinistra vedete la mappa della migrazione iniziale dell’homo sapiens: 200.000 anni fa, dall’Africa, i nostri antenati hanno iniziato a colonizzare il mondo secondo le linee colorate che vedete nella figura. Intorno a 40.000 anni fa l’homo sapiens occupa le steppe dell’Asia Centrale, i cavalli vi erano giunti ben 10 MILIONI DI ANNI FA seguendo le linee che li conduceva ai pascoli abbondanti costituiti dalle STEPPE (in alto a destra).

Mentre si spostano ad occidente, gli EQUIDI EVOLVONO nei vari tipi che si vedono nel riquadro in basso a destra.

È nell’ambiente naturale delle steppe dell’ASIA Centrale (riquadro in basso a sinistra) che le due specie iniziano la loro collaborazione. 

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Gli archeologi pensano che i primi allevatori di cavalli siano stati i Botai, una civiltà originaria del  Kazakistan: costoro li domavano e li montavano, ma li usavano anche come animali da carne e da latte. Queste tribù iniziarono la loro attività di pastorizia con greggi di pecore, capre e renne, che erano state addomesticate circa 5000 anni prima dei cavalli, in virtù della loro indole più facilmente addomesticabile.

L’uomo, si concentrò sui cavalli inizialmente solo per utilizzi più pratici, difatti venivano tenute in mandrie, la loro carne era usata per il cibo, le pelli servivano a costruire tende e vestiti, gli escrementi dopo essere stati essiccati venivano usati come combustibile.

Le femmine fornivano latte, dal quale si ricavava una forte bevanda chiamata ”kummi” (ancora oggi, in Kazakistan, si beve tale bevanda chiamata KUMIS). Col passare degli anni anche gli spostamenti delle tribù divennero più agevoli, utilizzando i cavalli come portatori di masserizie. La naturale conseguenza fu che l’uomo incominciò a montare a cavallo per potere guidare le mandrie più agevolmente.

Agli inizi, nelle pianure e vallate del Medio Oriente, il ruolo principale dei cavalli era limitato al traino dei carri.

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Nello stesso periodo, e nella stessa area dell’Asia Centrale, si rinvengono le prime tracce di VEICOLI CON RUOTE. Cavallo e ruota contribuiscono agli spostamenti: recenti studi fanno risalire a tale periodo (5.000-4.000 anni fa) l’inizio dell’espansione delle tribù, e con esse delle lingue indo-europee. Si inizia anche a combattere utilizzando i cavalli: essenzialmente nel traino dei carri da combattimento, come si può vedere nello stendardo di Ur (del 2.500 a.C.) in cui non compaiono armati a cavallo.

Tuttavia, immagini e tracce archeologiche fanno ritenere che il cavallo montato fosse già una realtà. I ritrovamenti ossei hanno permesso di appurare che i cavalli dei Botai erano assai simili ai cavalli domestici dell’età del bronzo (3500 – 1200 a. C.), ma diversi dai cavalli selvatici che vivevano in quella stessa regione. Ciò significa che i Botai erano in grado di selezionare i cavalli da utilizzare per la soma o per l’alimentazione. Per ottenere questi risultati gli archeologi hanno analizzato i resti mandibolari degli animali e hanno potuto verificare la presenza di danni ai denti provocati dall’utilizzo delle prime, rudimentali, imboccature. Ciò significa che i cavalli venivano montati.

Più recenti studi hanno focalizzato l'attenzione sui segni che "il montare a cavallo" lascia sul corpo umano (definita dagli studiosi come "Horsemanship Syndrome" (danni permanenti alle ossa del bacino, della colonna vertebrale, delle gambe). In particolare, uno studio pubblicato su Science Advances ipotizza che la pratica del montare a cavallo fosse già utilizzata 4.500 - 5.000 anni fa (First bioanthropological evidence for Yamnaya horsemanship | Science Advances)

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IL MOTORE DEL MONDO

È con l’Impero romano che il cavallo diventa la forza motrice «veloce» principale di tutto il sistema dei trasporti. Infatti, sebbene il carro esistesse sin dagli albori del rapporto uomo cavallo, per parlare di trasporti è necessaria l’esistenza di una rete di STRADE: questa è sviluppata dall’Impero Romano ed il sistema dei trasporti stradali da allora è una caratteristica del mondo moderno.

L'INTERFACCIA: imboccatura, sella, staffa

È molto probabile che i primi uomini controllassero i cavalli con strisce di cuoio collocate attorno al naso, il concetto dell’imboccatura Hackamore utilizzato ancora oggi.

L’imboccatura metallica si pensa sia stata utilizzata a partire dal 1.500 a.C.

Nella figura vediamo:

-Un bassorilievo sumero (3.500 a.C.)

-Una imboccatura armena (2.500-2.600 a.C.);

-Un Hyksos egizio (1.600 a.C.)

-Una imboccatura persiana (1000-750 a.C.);

-Una imboccatura cimbra (800-700 a.C.);

-Un particolare dell’esercito di terracotta (260-210 a.C.).

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In questa figura, a sinistra una testiera del popolo SCITA, come potete vedere già molto raffinata, a destra vari tipi di imboccature moderne: il concetto è sempre lo stesso, sebbene lo sviluppo dei materiali e la precisione della produzione metallurgica abbiano consentito di utilizzare strumenti sempre più specifici.

Se l’imboccatura è stato il primo elemento del rapporto uomo/cavallo, è indubbio che montare «a pelo» non consente né il massimo comfort né il razionale impiego del cavallo.

I ritrovamenti archeologici fanno ritenere che il primo popolo che abbia «inventato» qualcosa che può essere indicato come progenitore della sella sia stato il popolo SCITA. Forse per evitare la scomodità di avere a contatto del bacino le vertebre del cavallo (ed essere scomodi per il cavallo stesso), le prime selle erano costituite da due cuscini ai lati della colonna vertebrale del cavallo. Su questi cuscini veniva messo un panno variamente ricamato. In basso a destra un cavallo scita in bardatura completa.

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Sebbene ancora sprovvisti dell’elemento fondamentale per il razionale impiego del cavallo …. Le prime selle misero il popolo scita nella condizione di sviluppare tecniche di caccia e di combattimento a cavallo che consentivano l’utilizzo dell’arco.

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Ritrovamenti archeologici fanno ritenere che LA PRIMA SELLA CON UNA STRUTTURA (ARCO ANTERIORE-ARCO POSTERIORE-CUSCINI) SIA STATA INVENTATA IN CINA NEL PERIODO DELLA DINASTIA HAN.

L’idea di una struttura che separi l’uomo dal contatto diretto col cavallo e che, allo stesso tempo, consenta all’uomo una maggiore solidità si propaga e la cavalleria romana, sebbene ancora priva di staffe, adotta una sella dotata di «corna» e rivestita di cuoio che consente un impiego più razionale del cavallo.

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Alcune selle, di ieri e di oggi: il concetto è sempre lo stesso.

(a proposito: le corna della sella da amazzone vi ricordano qualcosa?)

LA STAFFA

Le prime tracce risalgono al 150 a.C.. Tuttavia, supporti per i piedi abbinati alle prime selle senza arcione creavano seri problemi per la schiena del cavallo in quanto concentravano lo sforzo in un’area molto stretta.

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È con l’avvento della sella ad arcione che si sviluppa la staffa come la conosciamo oggi. Gli studiosi ritengo che l’invenzione della staffa abbia rappresentato, almeno per l’arte della guerra, una rivoluzione paragonabile a quella della polvere da sparo.

La staffa, già di foggia moderna, più antica rinvenuta risale alla Dinastia Han, quella che ha introdotto l’arcione.

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L’Impero Romano NON utilizzò mai la staffa. La staffa arriva in Europa tra il VI ed il VII sec. D.C., diffusa dalle invasioni barbariche.

In particolare, si ritiene che la staffa giunga in Europa intorno tra il VI ed il VII secolo a seguito delle invasioni degli AVARI.

Il primo testo scritto che ricordi l'uso della staffa in Europa, da parte degli Àvari (il popolo nomade di origine asiatica, imparentato con gli Unni e che usava le staffe e le armature: ovvero Cavalieri catafratti!), è lo Strategikon: il trattato di arte militare scritto nel VI sec. d.C. dall'Imperatore di Bisanzio Maurizio.

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Introdotta permanentemente dai FRANCHI, la staffa sviluppò l’utilizzo del cavallo sul piano militare, con la nascita delle cavallerie feudali, sia leggere che pesanti, e diede impulso ad impieghi del cavallo fino ad allora impensati …e nelle lastrine che seguono alcuni esempi visivi …

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LA STAFFATURA CORTA, AGILE, CONSENTE IL "LANCIO"

LA STAFFATURA PIU' LUNGA, DA LAVORO, ALLA BASE DELL' "URTO"

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CON LA STAFFA SI E' SOLIDI IN SELLA, SI PUO' LOTTARE, SI POSSONO RACCOGLIERE OGGETTI DAL SUOLO

CON LA STAFFA SI HA LA CAPACITA' DI SVOLGERE ACROBAZIE, VOLTEGGI ED E' POSSIBILE
SALTARE

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Concludiamo questa velocissima carrellata sul rapporto tra uomo e cavallo parlando della produzione teorica delle DOTTRINE.

La storia della letteratura equestre viene da molto lontano, addirittura dall'Anatolia, e inzia nel 1350 a.C. quando un certo Kikkuli, maestro di cavalli dei Mitanni al servizio del re ittita Suppiluliuma, formalizzò con caratteri cuneiformi su quattro tavolette d'argilla il primo trattato sull'addestramento dei cavalli da guerra. In 1080 righe il maestro propone, più di 33 secoli fa, teorie ancora oggi attuali e messe in pratica quotidianamente dai cavalieri che praticano la doma naturale. Kikkuli preparava cavalli da guerra e il suo obiettivo era quello di ottenere il maggior numero di cavalli pronti al combattimento nel minor tempo possibile.

È universalmente riconosciuto che il primo ambito in cui si è trattato con sistematicità il tema dell’EQUITAZIONE è il «SULL’EQUITAZIONE» di SENOFONTE. Senofonte illustra la selezione, la gestione e l'addestramento dei cavalli, sia per uso militare che per lavoro. Una delle qualità più importanti del cavallo, scrive Senofonte, è di avere una schiena muscolosa. Il trattato di Senofonte è anche considerato uno dei primi lavori che descrivono i principi del dressage classico, compreso la raccomandazione di utilizzare una tecnica di addestramento senza dolore. Il trattato è molto dettagliato (si compone di 12 parti) ed una sua lettura può fornire elementi di base di tecnica equestre e di etologia di validità permanente. Senofonte considerava i percorsi a ostacoli in terreno vario come una fase importante dell'allenamento del guerriero. (PER SAPERNE DI PIU': Sull'equitazione - Wikipedia).

Per parlare di impiego sportivo del cavallo bisogna aspettare il MEDIO EVO e la successiva epoca del RINASCIMENTO. Nel medio evo iniziò l’utilizzo sportivo del cavallo, limitato ai TORNEI ed alle GIOSTRE (comprese le QUINTANE), giochi che mostravano l’abilità dei cavalieri nella conduzione del cavallo in battaglia. Sempre nel medio evo la CACCIA A CAVALLO diviene un’attività di svago dell’aristocrazia.

È nel rinascimento, in ITALIA che si avvia l’attività di addestramento equestre metodica che conosciamo oggi.

Nel Rinascimento presso le corti d'Europa iniziarono a svilupparsi vere e proprie scuole d'equitazione dove operavano uno o più maestri al servizio dei cortigiani: oltre all'equitazione vi s'insegnava l'uso delle armi, la danza, la musica, la pittura e la matematica.

La capostipite fu l'Accademia di Napoli, che raggiunse il massimo splendore nel 16° secolo per opera di Giovan Battista Pignatelli, attirando allievi da tutta Europa. Il gentiluomo napoletano sorpassò tutti i suoi contemporanei nell'arte del cavalcare e dell'istruire cavalli e cavalieri e fece erigere a Napoli le prime 'cavallerizze' (maneggi).

Pignatelli fu il più famoso allievo di Federico Grisone, riconosciuto dai suoi contemporanei come il padre dell'arte equestre e considerato il più antico tra gli autori di testi sull'equitazione: il suo libro Gli ordini di cavalcare (lo trovate a questo link: Ordini di cavalcare/Libro primo - Wikisource) fu stampato per la prima volta a Napoli nel 1550 e venne poi riprodotto in numerose edizioni sia italiane sia straniere (fu tradotto in francese, tedesco, spagnolo e inglese). A Napoli presso di lui si formarono anche i futuri capiscuola francesi Salomon de La Broue e Antoine de Pluvinel. Tra i grandi autori attivi nella seconda metà del Cinquecento, periodo in cui vennero dati alle stampe i primi e più famosi trattati di equitazione ai quali si fa risalire la nascita dell'equitazione accademica, figura il gentiluomo ferrarese Cesare Fiaschi che pubblicò a Bologna nel 1556 un Trattato dell'imbrigliare, maneggiare et ferrare cavalli.

Napoli si confermò in quel periodo come il centro d'irradiamento dei principi dell'equitazione e della nuova cultura che si andava formando attorno al cavallo.

Quale fondatore dell'equitazione moderna viene riconosciuto il francese François Robichon de la Guérinière, scudiero di Luigi XV, che aprì un'accademia a Parigi nel 1715 e diresse il maneggio delle Tuileries dal 1730 fino alla morte. La sua opera L'école de cavalerie è l'esposizione metodica della sua dottrina che fu ispiratrice della Scuola spagnola di Vienna e di tutto il movimento francese fino alla Rivoluzione (1789).

Dall'Italia, più precisamente dalla Scuola di cavalleria di Pinerolo (circa 30 km a nord di Torino), parte la storia dell'equitazione nell'era moderna. Fu in questa sede che alla fine dell'Ottocento il capitano Federico Caprilli, poco più che trentenne, mise a punto un sistema di equitazione del tutto innovativo detto 'sistema naturale', che rapidamente si diffuse in tutto il mondo. Caprilli rivoluzionò il metodo del salto sino a quel momento adottato. Si pensava, infatti, che il miglior modo per saltare gli ostacoli fosse di alzare l'anteriore del cavallo con il busto rovesciato indietro, immaginando di mantenere in equilibrio il cavallo con un fortissimo appoggio della mano sul morso. Caprilli, invece, capì che il cavaliere doveva lasciare il cavallo libero di usare il proprio istinto e i propri mezzi per percorrere la campagna e superare gli ostacoli facendo corpo unico con l'animale. Il cavallo doveva saltare affidandosi al proprio istinto, obbedendo alle semplici indicazioni degli aiuti del cavaliere: le gambe per avanzare e accelerare, le mani per dirigere, rallentare e fermare .... ma di questo tratteremo nelle pagine ed articoli dedicati.

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